In questi mesi, ogni volta che parlo con amici e colleghi, la stessa domanda torna a galla: quali saranno davvero i settori che offriranno più lavoro nel 2026? È una curiosità che nasce dal clima attuale, dove le assunzioni continuano a muoversi tra bisogno di nuove competenze e difficoltà nel reperirle. Eppure, guardando i numeri e ascoltando le tendenze del mercato, emerge un quadro sorprendentemente dinamico, quasi in controtendenza rispetto all’incertezza percepita.
Il terziario continua a guidare il ritmo
Chi guarda al 2026 con l’idea di cambiare lavoro o rientrare nel mercato troverà nel terziario la bussola più solida. Turismo, commercio e servizi alla persona trascinano la richiesta, generando centinaia di migliaia di opportunità in pochi mesi.
Il turismo resta un gigante instancabile: la domanda di personale è altissima e si concentra soprattutto su figure operative, profili di accoglienza, addetti alla ristorazione e ruoli stagionali che, sempre più spesso, si trasformano in percorsi continuativi.
Anche il commercio segue un andamento vivace. Le imprese cercano addetti alla vendita, specialisti del digitale e figure capaci di muoversi tra fisico e online con sicurezza. E poi ci sono i servizi alla persona, che crescono anno dopo anno per via dell’aumento dell’età media e del bisogno di assistenza qualificata.
Manifattura e meccatronica: la spinta tecnica
Accanto al terziario, l’industria conferma il suo ruolo strategico. Ogni volta che si osserva da vicino questo mondo, si rimane colpiti da quanto la meccatronica stia diventando centrale nelle dinamiche produttive. In molte zone d’Italia è ormai il cuore pulsante dell’innovazione industriale.
Le aziende cercano tecnici specializzati, operatori esperti, ingegneri capaci di integrare meccanica ed elettronica, e persino profili junior con competenze base da crescere internamente. È un settore dove non mancano gli investimenti e neppure la propensione a formare. Sono queste realtà a ricordarci quanto l’industria italiana resti competitiva nei campi dove creatività e know-how convivono.
Agricoltura: un settore essenziale che evolve
Quando si parla di lavoro, l’agricoltura sorprende sempre. Potrebbe sembrare un settore tradizionale, ma la richiesta di personale continua a essere sostenuta e molto diversificata.
Le attività stagionali rimangono predominanti, tuttavia cresce la ricerca di ruoli più tecnici: gestione delle coltivazioni, controllo qualità, agricoltura di precisione.
Interessante è il modo in cui questo mondo si sta trasformando grazie a tecnologie di monitoraggio dei terreni e automazione leggera, elementi che avvicinano perfino i giovani formati in ambito digitale.
Costruzioni, energia e ospitalità: i settori in accelerazione
La vera sorpresa arriva dai comparti delle costruzioni e dell’energia. La domanda cresce rapidamente, trainata da nuovi progetti infrastrutturali, interventi di riqualificazione e servizi collegati all’efficienza energetica.
E poi c’è l’hospitality, che segue un trend di espansione naturale, spinto dall’afflusso turistico e dalla voglia delle strutture di puntare su standard qualitativi più elevati. Ristorazione e accoglienza, infatti, rappresentano alcuni dei contesti dove si registra la maggiore difficoltà nel trovare personale: un segnale che evidenzia l’importanza di professionisti preparati e affidabili.
Le aziende che stanno già investendo
Tra le realtà che hanno comunicato piani di crescita spiccano gruppi bancari come Credit Agricole, che ha annunciato programmi di assunzioni significativi orientati a profili commerciali e digitali. È un esempio chiaro di come anche il settore finanziario stia accelerando verso un modello più tecnologico e orientato alle competenze informatiche.
Contratti e sfide: cosa aspettarsi davvero
Pur in un contesto molto vivace, restano alcuni nodi da affrontare. La quota più ampia dei contratti continua a essere a tempo determinato, mentre una fetta più ridotta riguarda l’indeterminato. È un equilibrio che spesso riflette la stagionalità o l’incertezza nella pianificazione delle imprese.
La sfida più grande, però, è la reperibilità delle competenze. Quasi la metà delle figure richieste risulta difficile da trovare, in particolare nei servizi alla persona, nella ristorazione e nelle professioni tecniche. Una situazione che richiama l’attenzione sul tema della formazione, profondamente legata al concetto di occupabilità.
Uno sguardo al 2026
A conti fatti, il panorama del lavoro italiano si muove con una vitalità che sorprende. C’è domanda, c’è trasformazione e ci sono spazi concreti per chi vuole reinventarsi.
Il 2026 non sarà soltanto un anno di assunzioni, ma un crocevia fondamentale tra settori tradizionali che evolvono e nuove professioni che stanno emergendo. E per molti, potrebbe diventare il momento perfetto per cogliere l’occasione giusta.




