In arrivo nuovi controlli fiscali: cosa guarderà l’Agenzia delle Entrate

In arrivo nuovi controlli fiscali, e stavolta la sensazione è chiara: l’Agenzia delle Entrate non “pescherà a strascico”, ma guarderà dove i numeri stonano davvero. Se hai una Partita IVA, se gestisci una piccola attività, o semplicemente temi che un dettaglio contabile lasciato lì possa diventare un problema, vale la pena capire cosa sta cambiando e come farsi trovare pronti.

Perché i controlli cambiano proprio adesso

Tra 2025 e 2026 il Fisco punta su verifiche più mirate. L’obiettivo, almeno nelle intenzioni, è ridurre il contenzioso e aumentare la compliance: prima ti avvisano che qualcosa non torna, poi (solo se ignori o non sistemi) si passa a controlli più pesanti.

Il cuore del cambiamento è l’uso di incroci automatici di dati e algoritmi per costruire profili di rischio: non è fantascienza, è un modo più veloce di individuare incongruenze che prima emergevano magari dopo anni.

Chi finisce più facilmente nel mirino

Non serve sentirsi “nel mirino” a prescindere. Però alcuni profili sono più esposti, soprattutto se i dati raccontano una storia diversa da quella che emerge dalla dichiarazione.

In generale, rischia di più chi mostra:

  • Anomalie di fatturato (crolli improvvisi o oscillazioni non spiegate)
  • Scostamenti ripetuti rispetto agli indici di settore (in particolare ISA deboli o incoerenti)
  • Incongruenze tra reddito dichiarato e spese sostenute
  • Uso frequente di contante e scarsa tracciabilità dei flussi
  • Compensazioni ricorrenti con crediti fiscali senza documentazione solida
  • Mancata risposta alle comunicazioni preventive dell’Agenzia

E qui arriva il punto che molti sottovalutano: spesso non è “la singola fattura” a far scattare l’attenzione, ma un mosaico di segnali piccoli che, messi insieme, non tornano.

Cosa guarderà l’Agenzia delle Entrate, concretamente

1) Incrocio dati: il profilo di rischio si costruisce da solo

I controlli si alimentano con una quantità di informazioni che già viaggiano nei sistemi:

  • Fatturazione elettronica e corrispettivi telematici
  • Pagamenti digitali e movimenti compatibili con ricavi non dichiarati
  • Dati di altri enti (come contributi e posizioni collegate)
  • Informazioni bancarie nei limiti previsti dalle procedure di controllo

Il risultato è una fotografia: se il tuo modello di business “dichiara poco” ma “muove tanto”, prima o poi qualcuno ti chiederà di spiegare.

2) Lettere di compliance: il campanello prima del controllo

Qui la novità è più psicologica che tecnica. Arrivano comunicazioni che segnalano discordanze, ad esempio ricavi attesi vs ricavi dichiarati, o dati IVA che non quadrano con le fatture.

Se rispondi e sistemi, spesso eviti l’escalation. Se ignori, è come lasciare la porta socchiusa: non significa colpa, ma aumenta la probabilità di approfondimenti.

3) Fatture d’acquisto: non basta che siano “in regola”

Negli ultimi anni si sta passando dal controllo formale al controllo di sostanza. Tradotto: non interessa solo che la fattura sia compilata bene, interessa l’inerenza della spesa.

Esempi tipici di frizione:

  • Descrizioni generiche (consulenza, servizi vari) senza riferimenti a contratto o deliverable
  • Costi incoerenti con l’attività (troppo alti, troppo frequenti, fuori “profilo”)
  • Spese miste (personali e professionali) senza criteri di ripartizione chiari

4) Bonus edilizi e crediti: documenti, passaggi, coerenza

I bonus edilizi e i crediti collegati restano un’area sensibile. Qui conta la catena documentale: titoli, asseverazioni, pagamenti, congruità, cessioni, tutto deve essere coerente e rintracciabile.

5) Termini di accertamento più brevi: cambia la gestione del tempo

Per le dichiarazioni presentate dal 2025, il termine di accertamento scende in generale da 5 a 4 anni. Sembra un sollievo, ma ha un effetto collaterale: le verifiche potrebbero concentrarsi prima, con richieste più tempestive.

Come prepararsi senza vivere con l’ansia

Io la vedo così: non serve diventare perfetti, serve diventare spiegabili. Ecco una mini checklist pratica:

  1. Rendi le fatture leggibili: descrizioni specifiche, riferimenti a contratto, periodo e attività svolta.
  2. Archivia bene: contratti, preventivi, email operative, report, prove di consegna.
  3. Controlla la coerenza reddito-spese: se hai spese importanti, conserva evidenze delle fonti (risparmi, finanziamenti, disinvestimenti).
  4. Non ignorare le lettere: rispondere presto è spesso la differenza tra chiarimento e accertamento.
  5. Monitora gli ISA: non come “voto”, ma come segnale, se sei fuori scala serve una spiegazione credibile.

Alla fine, la domanda non è se aumenteranno i controlli, ma cosa racconteranno i tuoi dati quando verranno messi uno accanto all’altro. Se la storia fila, anche un controllo resta solo una parentesi. Se invece ci sono buchi, meglio scoprirli tu per primo.

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