Quando senti parlare di pensione con 20 anni di contributi, la domanda che arriva subito, quasi inevitabile, è sempre la stessa: quanto si prende davvero? Me lo sono chiesto anch’io, perché “20 anni” suona come un traguardo netto, ma nella pratica è solo l’inizio di un calcolo fatto di regole, soglie e dettagli che cambiano parecchio l’importo finale.
Prima cosa: puoi andarci davvero con 20 anni?
Per la pensione di vecchiaia la regola generale è semplice:
- Età minima: 67 anni (scenario 2025, salvo aggiornamenti futuri).
- Contributi minimi: 20 anni effettivi (obbligatori, figurativi, volontari o riscattati).
Poi però c’è un caso che spiazza molti, quello del contributivo puro (chi ha iniziato a versare dopo il 1996). Qui può entrare in gioco una soglia: l’assegno deve essere almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Nel 2025 si parla di circa 808 euro lordi mensili come ordine di grandezza.
Se non la raggiungi, la pensione può slittare a 71 anni. È uno di quei dettagli che conviene chiarire subito, perché cambia totalmente la “sensazione” di sicurezza che dà il numero 20.
Il punto decisivo: il tuo sistema di calcolo
Ecco la verità nuda e concreta: con 20 anni di contributi, l’importo dipende soprattutto dal sistema di calcolo.
1) Retributivo (quota pre-1996)
È il sistema che molti ricordano come “più generoso”. In estrema sintesi, si basa sulla retribuzione media di alcuni anni di riferimento e applica una logica proporzionale (spesso si semplifica con un 2% annuo, quindi 20 anni = circa 40%).
- Se l’ultima retribuzione è stata stabile e medio alta, la pensione può avvicinarsi davvero a quel 40% dell’ultimo stipendio.
- Esempio orientativo: con una retribuzione annua di 40.000 euro, la pensione lorda annua potrebbe stare intorno a 16.000 euro, cioè circa 1.333 euro lordi al mese (ma le simulazioni reali possono scendere molto se la carriera è discontinua).
2) Contributivo (post-1996)
Qui conta il montante contributivo, cioè la somma dei contributi versati (rivalutati nel tempo) e poi “trasformati” in pensione tramite un coefficiente di trasformazione che dipende dall’età (a 67 anni è più alto che a 62, per intenderci).
- Con redditi medi e versamenti regolari puoi ottenere importi anche buoni.
- Ma se hai versato poco, o da autonomo sul minimale, la pensione si assottiglia.
Esempio orientativo: con retribuzione media 40.000 euro e contributi complessivi nell’ordine di 264.000 euro, si può arrivare a circa 14.700 euro lordi annui, cioè circa 1.226 euro lordi al mese.
3) Misto (una parte retributiva + una contributiva)
È la situazione più frequente per chi ha lavorato sia prima sia dopo il 1996. Il risultato, spesso, è “una via di mezzo” che può sorprendere al ribasso se la quota contributiva pesa molto.
Simulazioni tipiche, con retribuzioni medio normali, mostrano importi anche intorno a 650-700 euro lordi mensili in alcuni profili.
Dipendente vs autonomo: perché cambia così tanto
Qui mi sono reso conto di una cosa molto concreta: l’etichetta “20 anni” non racconta quanto hai versato.
- Un dipendente di solito versa (insieme al datore) su basi più alte e più costanti.
- Un autonomo spesso alterna periodi più leggeri, o versa sul minimale. Risultato: l’assegno può finire più vicino al 30-50% dell’ultimo guadagno, a volte anche meno, a seconda della storia contributiva.
Inoltre, nel contributivo puro non c’è la stessa logica di “integrazione” che molti danno per scontata, quindi la soglia dell’assegno sociale diventa un vero spartiacque.
Una mini-sintesi utile (numeri indicativi)
| Regime | Cosa aspettarsi con 20 anni | Nota chiave |
|---|---|---|
| Retributivo | spesso vicino al 40% | dipende dalla retribuzione media |
| Misto | spesso più basso del previsto | conta il peso della quota contributiva |
| Contributivo puro | molto legato al montante | rischio slittamento a 71 anni se sotto soglia |
Come capirlo davvero (senza indovinare)
La cosa più pratica che puoi fare è guardare i tuoi dati reali:
- Controlla l’estratto conto su INPS e verifica eventuali “buchi”.
- Usa un simulatore (INPS o strumenti online) inserendo retribuzioni e anni effettivi.
- Se l’importo stimato ti inquieta, valuta la previdenza complementare: i versamenti sono deducibili fino a 5.164,57 euro l’anno, e in certi casi esiste anche l’opzione RITA per un’uscita più morbida.
Quindi, quanto si prende davvero?
Se devo dirtelo senza girarci intorno: con 20 anni di contributi puoi finire in un range molto ampio, da assegni sotto i 1.000 euro lordi (specie in carriere discontinue, autonome o contributive leggere) fino a importi più vicini al famoso 40% per chi ha una buona quota retributiva e stipendi solidi. La risposta “vera” sta tutta nella tua storia contributiva, non nel numero 20.




