Capita più spesso di quanto si dica: stai per firmare questo contratto di lavoro, lo leggi in fretta tra una call e l’altra, e poi ti accorgi che “quella clausola nascosta” non era affatto un dettaglio. Di solito non è nascosta perché invisibile, è nascosta perché scritta bene, con parole tranquille, infilata tra definizioni e allegati, proprio dove la stanchezza ti fa abbassare la guardia.
La verità sulla “clausola nascosta”
La parte che crea problemi raramente è lo stipendio. È ciò che succede durante e dopo il rapporto: cosa puoi fare nel tempo libero, come puoi cambiare lavoro, cosa rischi se te ne vai, quanto controllo può esercitare l’azienda.
E c’è un punto che rassicura: se una clausola è illegittima o vietata, spesso non “salta” tutto il contratto. Di norma è quella clausola a essere nulla e viene sostituita dalle norme di legge o dal contratto collettivo più favorevole. Però attenzione, il fatto che sia contestabile non significa che non ti farà perdere tempo, serenità e, a volte, soldi.
Le 6 clausole da cercare come se fossero in grassetto (anche quando non lo sono)
1) Patto di non concorrenza post-contrattuale
È la classica bomba a orologeria. Può essere valido, ma deve rispettare limiti chiari:
- Durata: in genere fino a 3 anni per i non dirigenti e fino a 5 anni per i dirigenti.
- Corrispettivo economico: deve esserci un compenso specifico, non una frase vaga del tipo “già incluso nella retribuzione”.
- Ambito: deve essere limitato per attività e spesso anche per territorio, altrimenti diventa un divieto “a vita” mascherato.
Se leggi formule come “qualsiasi attività anche indirettamente concorrente”, fermati e chiedi una riscrittura più precisa.
2) Riservatezza e NDA troppo ampie
Una buona clausola tutela informazioni concrete (clienti, listini, progetti non pubblici). Una cattiva clausola prova a possedere anche la tua testa, vietandoti di usare competenze generali.
Cerca definizioni vaghe come “qualsiasi informazione appresa durante il rapporto”. È una frase comoda per chi scrive, rischiosa per chi firma.
3) Esclusività e divieto di attività esterne
Non sempre è illegittima, ma deve essere ragionevole. Una clausola seria:
- chiarisce cosa è vietato (attività in concorrenza, non hobby e lavoretti innocui),
- non invade l’orario extra lavoro,
- prevede una possibilità di autorizzazione preventiva.
Se invece è un “divieto totale” senza eccezioni, stai firmando una rinuncia preventiva alla tua libertà professionale.
4) Penali e sanzioni economiche
Quando vedi parole come penale, “somma predeterminata” o importi fissi in caso di violazione, non leggere oltre con leggerezza. Le penali possono essere previste, ma devono essere proporzionate e avere senso rispetto al danno. Una penale spropositata è spesso il modo più rapido per trasformare un disaccordo in un incubo.
5) Clausole che limitano recesso o impongono “stabilità”
A volte compaiono come “impegno a permanere”, “durata minima” o obbligo di preavvisi extra. Qui il rischio è semplice: rendere costoso o complicato andarsene, anche quando cambiano mansioni, clima o promesse iniziali.
6) Controlli, strumenti aziendali e privacy
Controlli a distanza e monitoraggi non possono essere lasciati alla totale arbitrarietà. Se una clausola ti fa accettare “qualsiasi forma di controllo” su dispositivi, email o attività, chiedi cosa viene davvero registrato, per quanto tempo e con quali garanzie.
La checklist da 10 minuti prima di firmare
Fallo davvero: apri la funzione “trova” e cerca queste parole:
- non concorrenza
- riservatezza
- esclusiva / “attività esterne”
- penale
- recesso / preavviso
- trasferimento / “mobilità” / sede di lavoro
- “qualsiasi”, “a discrezione”, “in via esclusiva” (sono spesso spie linguistiche)
Poi chiediti: ci sono tempi, territori, compensi, limiti scritti nero su bianco? Se manca anche solo uno di questi elementi, la clausola è spesso il problema.
Come tutelarti senza creare tensioni
Ho visto funzionare bene tre mosse semplici:
- chiedere una versione “pulita” della clausola, con durata, ambito e condizioni;
- proporre una frase alternativa più circoscritta (soprattutto per riservatezza ed esclusività);
- chiedere tempo per farla leggere a un sindacato o a un avvocato del lavoro (se è tutto regolare, nessuno dovrebbe aver fretta).
Se hai già firmato e hai un dubbio
Non andare nel panico e non fare supposizioni. Conserva copia del contratto e della corrispondenza, evidenzia le frasi critiche e chiedi chiarimenti scritti. Se la clausola crea uno squilibrio evidente o viola limiti di legge, può essere contestata, ma conviene farlo con assistenza competente, prima che diventi un contenzioso.
Alla fine, la “clausola nascosta” si batte così: lentezza intenzionale, domande precise, e la pretesa, legittima, che ciò che ti vincola sia scritto in modo chiaro e proporzionato.




